Vito
Robbiani             indice
Grillo è timido, un po' impacciato, introverso,
a volte paranoico. L'unica donna della sua vita è stata
Wendy, una bambola gonfiabile, che Grillo non ha mai
avuto il coraggio di gonfiare, gli è bastato
vederla nel suo imballaggio per innamorarsene. Grillo è un
pacifista, detesta qualsiasi forma di violenza. Odia
talmente le armi che nella sua cucina ha deciso di
fare a meno dei coltelli, le bistecche se le fa tagliare
in macelleria. Non ha mai ricevuto l'ordine di marcia
militare, la naia lo aveva completamente dimenticato,
un po' come sua mamma quando lo lasciò nell'area
di servizio di una grande autostrada, accorgendosi
della sua assenza solo dopo due giorni di mare e di
sole. Grillo guardando la tivù era capace di
cambiare canale per evitare un film Western. Sopportava
a malapena l'arco e la freccia degli indiani, ma alla
vista di un'arma da fuoco inorridiva, dandosi ad uno
zapping selvaggio per placare la sua ira. Grillo malgrado
i suoi comportamenti decisamente anormali e la sua
vita da sfigato, è strutturalmente ben fornito.
Muscoloso di nascita (dev'essere forzatamente così,
poichè nessuno lo ha mai visto praticare uno
sport), piuttosto alto e con un viso che assomiglia
a quello di un bandito mascherato con la calza di nylon.
Quando i quattro ganzi in missione per conto della
Mala delle Grandi Famiglie di Cureglia - con l'obbiettivo
di incontrare il più spietato sicario della
malavita mondiale - individuano Grillo in un Bar di
provincia mentre beve una Ovomaltina tiepida, non hanno
alcun dubbio di essere di fronte al loro uomo. Grillo
in sedutastante viene informato sul suo compito, la
velocità del colloquio non gli dà alcuna
possibilità di spiegare il malinteso. Il gangster è incaricato
di uccidere Gio Pollofritto, un magnate della sigaretta
da contrabbando, che sta cercando di usurpare il territorio
delle Grandi Famiglie. Grillo nel suo appartamento
di 10 metri quadri, in possesso del materiale fornito
dai criminali (armi speciali, cartine, chiavi d'albergo,
apparecchiature radio, ecc.) chiede consiglio a Wendy
- che non risponde - e decide di non decidere, poiché qualcuno
aveva oramai deciso per lui.
Thierry               indice
Grillo suda copiosamente, mentre con ansia aspetta
che la Corvette blu di Pollofritto compaia all'improvviso
da dietro il muro che divide Via Margutta da una provinciale
di cui nessuno ricorda mai il nome. È una tranquilla
giornata di primavera, sottili brezze di favonio falciano
la sua fronte perlata, mettendolo in disagio. Il ticchettio
fastidioso di un orologio a cucù fa capolino
alle sue spalle, mentre i bambini del rione (estremamente
vivaci) si scambiano nel sottoscala le figurine del
Pokemon. Qualche auto smarmittata lo distoglie di tanto
in tanto da quel vertice che dà sulla provinciale,
mentre i beoni del bar all'angolo suscitano sgomento
nelle signorine che piano piano transitano davanti
alle finestre sudicie e fuligginose dell'osteria. Qualche
manigoldo, confuso dai fumi dell'alcool, pensa addirittura
di fischiettare la Marsigliese alle sottane delle vitelle
in fregola, credendola una marcia nuziale. Dagli abbaini
dell'edificio dirimpetto al suo si stagliano figure
indescrivibili. Grillo fantastica sulle sagome che
si intravedono nella penombra delle stamberghe di periferia.
Con nervosismo giochicchia con il cane della sua "Anaconda",
la saliva densa e grumosa non gli permette di respirare
come vorrebbe. Pensa a sua madre, che la sera, davanti
al buco nel muro adibito a caminetto, gli solleticava
la nuca, credendo di spulciare il tappeto di feltro
del soggiorno. Pensa a sua sorella, dileguatasi a tredici
anni con un discreto gruzzoletto e la faccia di un
marocchino nel portamonete. Pensa al fratello, che
con fare intimisdatorio gli prediceva il suio futuro
da spiantato (ci aveva azzeccato in pieno, ma questo
lui non lo poteva sapere). E pensa anche a Wendy, ai
suoi orgasmi di lattice, alle serate spese in compagnia
di plastica ed aria. I lievi latrati di un cane gli
giungono all'orecchio da chissà dove. Grillo
decide di accendersi una "velenosa" e di
fischiettare ua canzone di Sinatra, aspettando che
gliene sovvenga un'altra migliore. Sono le tre di pomeriggio,
egli lo ha desunto dai rintocchi di una campana in
lontananza, e dal confuso gracchiare del suo inutile
cucù, unico ricordo di un passato banale e sterile.
Patric              indice
Certo però che quel Pollofritto poteva anche
restarsene al suo paese, laggiù al Nord dell'altro
continente, invece di venire qui a piazzare le sue
sigarette mal riempite e avviare quella spirale feconda
(per quanto una spirale non dovrebbe mai esserlo) di
avvenimenti che a partorito il suo attuale coinvolgimento
nella spiacevole circostanza di dovere stroncare la
vita di un altro uomo per avere salva la propria. La
vita di un essere vivente per quella di un altro. Come
può un uomo uccidere un suo fratello? (plagio
gucciniano, mi si perdoni). Chi in coscienza può prendersi
la briga e la responsabilità di fare calcoli
sul tempo che il destino ha riservato a ciascuno di
noi ? Chi può sostituirsi alla mano di Dio,
o di chi per Lui, per completare un disegno che nemmeno
sappiamo perché è stato abbozzato, e,
soprattutto, come cazzo si fa a sparare con questo
aggeggio, per di più con le mani completamente
sudate. Avessi almeno fatto il militare?
Maurizio Valsesia              indice
"O lui, o me". Grillo quasi non crede a
quello che ha appena pensato. Lui, che non farebbe
del male a una libellula. "O Pollofritto, o me".
Uno dei due deve lasciare questo mondo difficile. Se
sbaglia, La Grande Famiglia lo annienta. E lui non
intende sbagliare. E' diventato cinico. Sarà capace
di essere anche spietato? La Corvette blu ha appena
girato l'angolo. L'uomo scende e mentre chiude la portierà un
proiettile calibro 7,69 gli sfonda la cervicale. Cuore
e cervello si spengono all'unisono e le ginocchia cedono
alla forza di gravità. Un colpo e un cadavere.
Troppo anche per quei ceffi del bar di via Margutta,
che schizzano in piedi imbesuiti, mentre Grillo ha
già schiaffato la terza e si allontana sul filo
dei 140 lungo una provinciale che lo porterà lontano
(forse). "Chi cazzo è quel pirla?",
sbotta il maresciallo Mainardi mentre a sirene spiegate
incrocia una Lancia Fulvia lanciata a 140. "Boh" risponde
al suo fianco l'appuntato Schifano, concentratissimo
a portare la Gazzella sul luogo segnalato dalla centrale. "Shifano,
allontana 'sti pirloni", dice Mainardi mentre
gira il cadavere circondato dagli avventori del bar. "Qualcuno
di voi lo conosce?", "Certo, è l'Americano,
fa il vigile giù alla caserma di Campo dei Fiori,
tipo strano, gli piaceva la bella vita. Gente così,
prima o poi?", dice concitato il padrone del bar,
tra i primi a lasciare la sua bettola deserta. "Va
bene, va bene, ho capito", taglia corto Mainardi,
che sfila il portafogli del morto apre la carta d'identità e
legge: Pier Paolo Pelotta (detto l'Americano), nato
a Fiesole il 4/9/1970, altezza 1,78, occhia scuri,
capelli scuri, vigile urbano, celibe. Segni particolari:
nessuno. Intimamente Grillo è quasi felice.
Insomma, un lavoro ben fatto da pur sempre soddisfazione.
E poi usare quel cannone non è stato poi così tremendo.
Chissà se me lo lasciano in omaggio? E' lontano,
può rilassarsi. Si guarda anche in giro mentre
il contachilometri torna sotto gli 80. Quando incrocia
una Corvette blu si chiede, quasi ridendo, "ma
tho! ma quante diavolo di Corvette blu ci sono in questa
città?". "O CAZZO!". In vita
sua non aveva mai detto una parolaccia.
Marco Balerna              indice
"E adesso cosa faccio ? Avrò poi sparato
alla persona giusta ? Vuoi vedere che quella buona
donna bendata oltre a girarmi le spalle mi prende pure
per i fondelli ?" La confusione era totale e un
ronzio infernale faceva eco nei pensieri di Grillo: "corvette
blu, corvette blu, corvette bluuuuuuuu"? bam.
Una capocciata da record sul davanzale, sangue, e Grillo
si sveglia di soprassalto al suono della sirena (ormai
soprannominata tale anche dai vicini). Panico, "dove
sono ?", sangue. "E spegni quella benedetta
sirena, basta!!". La testa, gira, buio?. Luce,
fonte di vita, calore?"Wendy"? "Chi è Wendy
? dove sono?", sangue. "Pollofritto, corvette
blu, pistola?sangue?". Sono ormai passati 20 minuti
di semi-incoscienza dalla tremenda botta e Grillo riprende
a respirare normalmente. L'ansia che lo turbava qualche
attimo prima era già un ricordo sfuocato. "Il
solito sogno", pensava tra di sé, anche
se però il sangue che fluiva caldo e lento sul
suo volto gli procurava uno strano piacere. "Il
lavoro ?", si chiedeva? "No, oggi non posso,
il segnale è arrivato, devo pensare". Così trascorreva
gran parte del suo tempo Grillo, immerso tra sogni
e realtà, speranze di vita e promesse di sogni.
Da anni ormai subiva le torture dei suoi stessi pensieri,
così piacevoli ed amichevoli di giorno, cupi
e sanguinari di notte. Leggeva, leggeva molto tra un
pensiero e l'altro. Aspettava? Il sangue però lo
turbò molto quella mattina. Pacifista com'era,
ne era sempre stato intimorito. Ma ora non più. "E
se Pollofritto esistesse davvero ?"
Thierry               indice
Da anni, oramai, si moltiplicavacno
le voci concernenti la figura leggendaria di Pollofritto,
una sorta di pantagruelico sommozzatore negli abissi
del crimine organizzato. Grillo possedeva un bagaglio
culturale tutt'altro che pingue: a fatica aveva superato
lo scoglio della terza elemenatre, e le banali sciarade
del Corriere dei Piccoli gli procuravano una terribile
emicrania. Nonostante ciò aveva letto tutti
i libri di Bukovsky ed aveva visto "Il Padrino" ("il
primo, quello col Brando") una settantina di volte.
Gli piaceva soprattutto il modo in cui venivano rappresentati
i mafiosi italo-americani, con quello strano modo di
parlare, con gli abiti perfettamente stirati, mentre
lui portava da anni la stessa marsina lisa e smunta,
un paio di pantaloni di tela grezza, un paio di mocassini
neri che si dimenticava di spazzolare da mesi. Grillo
si era alzato, per vincere gli impulsi della stanchezza,
la noia dell'attesa. Con atteggiamento noncurante (ma
gli rodeva una locomotiva di ansia) si ciondolava qua
e là per la stanzetta di Via Margutta, riconoscibile
dalle ante violacee. Non faceva altro che deglutire
e strizzarsi gli occhi cisposi, di tanto in tanto si
sfregava le mani paciocche per testarne il grado di
sudorazione, ed in modo repentino si avvicinava talvolta
al frigorifero, estrandone sistematicamente una birra
o uno dei supplì che da tempo giacevano mollicci
sotto la ghiacciaia. Con fare circospetto tendeva ogni
mezz'ora un orecchio alla porta per origliare all'esterno
del loculo, e sussultava ogni qualvolta captava il
leggero rumore dei passi di qualche inquilino rincasato
prima dal lavoro. Gli sovvenne un ometto baffuto del
primo: si diceva che picchiasse la moglie e le due
bambine. Si ricordò pure della studentessa biondina
dell'attico (come si chiamava???). Girava la voce che
fosse una mangiauomini, e che ogni sera vi erano i
soliti due o tre rampolli del rione che gli rendevano
visita, ignari del partouze, del ménage à trois
che la ragazza si guardava bene dallo svelare. La ragazza
si scosciava con totale noncuranza di fronte alle turpi
avances dei baldi giovani di tutto il rione, e con
la setssa noncuranza si agghindava, durante le ore
diurne, come una monaca di esperita devozione. La ragazza
intratteneva una torbida relazione anche con una signora
attempata del secondo piano (madre di due figlie adolescenti,
che forse sulla ragazza sfogava le sue tendenze incestuose),
le piaceva farsi chiamare "fulsida genitrice" (glielo
aveva confidato il garzone del fruttivendolo di Via
Garibaldi, compagno di letto della figlia minore),
mentre la studentessa con ardore segnava di sferzate
il cadente deretano della navi-scuola con una verga
ricavata da chissà dove. Ma chi era il mostro,
in realtà Il sicario che si apprestava ad uccidere
un sanguinario malavitoso o la gente comune, che sotto
una maschera da perbenista celava un girone dantesco
di sotterfugi e di crudele ebbrezza goliardica?
Gigi Albertelli              indice
"Pier Paolo Pelotta, Pelotta??Fiesole??L'Americano!" A
Schifano il sangue gelò nelle vene. Conosceva
bene l'uomo che giaceva ai suoi piedi in una pozza
di sangue e senza faccia. Era l'uomo che gli "rubò" la
donna, Elisa, l'unica che Jeremy (così si chiama
Schifano) avesse mai amato. Elisa era una bionda strafica,
fin dai tempi del liceo linguistico soprannominata "Eva",
un po' per la notevole somiglianza con l' Erzigova,
un po' per lo splendido sorriso tentatore che regalava
a tutti coloro che avevano la fortuna di conoscerla.
Lei era stata sua fino a quel malaugurato giorno che,
passeggiando lungo il quai, non incrociarono l'Americano
e la sua Corvette blu. Eva notò subito quel
tipo e la sua macchina. Ma non disse nulla. Lui la
fissò a lungo, con uno sguardo così penetrante
che attirò l'attenzione di Jeremy. Allora per
evitare guai, l'Americano con una sgommata si tolse
dalla loro vista. E che guai aveva evitato! Jeremy
infatti era un Marcantonio di 1 metro e 95 centimetri
e di quasi 100 chili di muscoli, forgiati dalla Folgore
e dalla guerra del Golfo, che lo vide protagonista
nella liberazione di Kuwait-City. Durante la sua assenza
Eva lo lasciò per l'uomo della Corvette blu.
Il proiettile era entrato con un piccolo foro quasi
impercettibile dalla nuca, per poi portarsi via tutta
la faccia nell' uscita. La faccia si era appiccicata
al muretto del bar assieme ad un po' di materia celebrale
giallognola. Per questo motivo Jeremy non si era accorto
subito di chi si trattasse. "Schifano, porca troia,
che cazzo fai li impalato, pirla!!!" gridò il
maresciallo Mainardi " muovi in fretta quel tuo
culone di merda e vieni a darmi una mano!" "Signorsì" rispose
immediatamente Jeremy, anche se dentro di se gli ormoni
gridavano "sangue!!!" ed avrebbe voluto chiudere
per sempre quella boccaccia con tutti i denti sparpagliati
al suo interno. "Chiama subito la centrale"continuò Mainardi, " richiedi
la scientifica e poi comincia a raccogliere qualche
deposizione, capito!" "Signorsì!" Rispose
Jeremy, quella parola gli usciva ormai spontanea e
quasi di riflesso. Ed era l'unica cosa da fare. Mainardi
era il più gran figlio di puttana che avesse
mai incontrato. Una specie di Starsky peloso con la
faccia da Hunter e le finte buone maniere di Derrick.
Per di più cornuto(queste però erano
solo illazioni). Il tutto shakerato in quel Maresciallo
dell'arma dei carabinieri odiato da tutti ma temuto
dai più. Con il Gsm in dotazione digitò il
numero. " Centrale, sono Schifano. C'è un
morto ammazzato in via Margutta, davanti al bar, inviate
la scientifica, ricevuto centrale? "Ricevuto" rispose
una voce femminile "Sono il sottotenente Elisa
Braun, mi puoi dire chi è il morto? "EVAAAA!!!" Urlò Jeremy
occludendo il mirofono del Gsm, "Non può essere
proprio lei, cazzo!" "SSSSCCCCHIFFFFFANOOOOOO!!!!!" tuonò Mainardi
con gli occhi iniettati di sangue ed il volto paonazzo. "Ora
che cazzo c'hai!" Il sangue dell'Americano stava
ormai coagulando sull'asfalto tra vecchi Chewing-Gum,
cicche e cacatine di barboncino.
Vito Robbiani              indice
Schifano con l'eleganza che lo a contraddistinto durante
la guerra nel Golfo - no lasciò mia la base
italiana del Gran Sasso da dove diresse, nel suo completo
Armani, uno stuolo di caporali responsabili per i caffè dei
superiori (ci sono motivi validi per credere che Eva,
venuta a conoscenza dei fatti abbia preferito l'Americano)
- si allontanò da Mainardi simulando un attacco
di vomito e nel medesimo tempo producendo dei rumori
di interferenza telefonica per non insospettire Elisa
Braun, detta Eva. Discostosi dal Maresciallo, Jeremy
Schifano, pensando ad una famosa canzone di Elio e
le Storie Tese, risponde ad Eva: "Gio Pollofritto,
freddato alle 15.30 circa, nessun sospetto, ti amo."
Fabrizio Bernardi              indice
...un omicidio particolarmente efferato. La dinamica
dei fatti e la tecnica usata, un solo colpo alla gola,
priciso e mortale, indicano l'opera di uno spietato
proffessionista, un sicario abilissimo al soldo della
mafia. Maresciallo Mainardi, quali sono secondo lei
i collegamenti tra la vittima, Pier Paolo Pelotta,
detto l'Americano, e la malavita organizzata di Cureglia,
che secondo le ultime indiscrezioni... Mentre l'inviato
speciale si soffermava sui particolari più racappriccianti
e su teorie cervellotiche di fantacriminalità,
il cervello del Grillo, normalmente poco abbituato
alle forti sollecitazioni, fù letteralmente
preso dalle convulsioni, sconvolto da un caos primordiale
di panico e angoscia. Migliaglia di pensieri gli affollavano
la testa impazzita, mentre il telegiornale slittava
ad altri più avvincenti argomenti (vita sociale
e strategia di riproduzione del bradipo della foresta
Amazzonica nella stagione delle piogge). Da quel momento
e per molte ore ancora rimase assolutamente immobile,
la maschella spalancata, gli occhi semi socchiusi e
le pupille leggermente divergenti. Un attento osservatore
avrebbe potuto scambiarlo benissimo per un moderno
monaco durante il quotidiano esercizio spirituale.
Quello che poi accade nella piccola stanzetta di via
Margutta è a dir poco strabiliante! Occorre
tener presente che il Grillo non solo odiava qualunque
forma di violenza, ma era anche assolutamente incapace
di prendere la pur minima iniziativa. Tutto in lui
era regolato da sane e immutabili abitudini, in cui
l'imprevisto non era minimamente contemplato, neanche
in caso di guerra atomica. Di botto le pupille ritrovarono
un baricentro comune, le palpebre si alzarono, la bocca
si chiuse interrompendo quel fastidioso rivoletto di
saliva, strinse i pugni e si alzò. Mise Wendy
e quei quattro stracci che costituivano il suo guardaroba
nalla valigia, un residuato bellico della campagna
di Russia, regalo del nonno paterno, uscì di
casa, chiuse la porta con tre secchi e regolari giri
di chiave, scese le scale e senza neanche voltarsi
si diresse verso la fermata dell'Autolinea Mediovedeggio,
quella in Corso Geronimo V Re dei Vigislunghi. Aveva
capito tutto! Era nella merda fino al collo e doveva
scappare il più velocemente possibile! Poco
distante Marco Schmaltzbauer Von Wattenwill, un bastardello
di seconda generazione sempre attento e mai capace
di farsi i cazzi suoi, si avviò verso un'anonima
cabina telefonica. Lui sì che conosceva qualcuno
che senza discutere avrebbe pagato per sapere ciò che
aveva appena visto!
Catherine Ghiggia              indice
Sarebbe già lontano, se solo l'autobus fosse
passato, se solo 7 anni fa l'Autolinea Mediovedeggio
non avesse soppresso quella fermata. Percorse molti
chilometri a piedi, o forse no.Il sole era implacabile,
così diverso da quello finora percepito. Una
sensazione inimitabile lo avvolse, il sudore avrebbe
dovuto aiutarlo nel contenere l'enorme calore che pervadeva
ogni sua fibra, ma a lui pareva fosse solo una tortura:
difatti, rivoli abbondanti s'insinuavano nei più intimi
anfratti del suo corpo, causandogli notevole fastidio.
A tratti si ritrovava a correre con gli occhi chiusi
per evitare che il sudore li penetrasse, rinnovando
l'estremo bruciore che avrebbe potuto causare la perdita
delle lenti a contatto. Il vento, anziché portargli
refrigerio, lo irritava ancor più, accanendosi
ad infrangere minuscoli oggetti di indecifrabile natura
sul suo volto. Ecco che al'improvviso sembrava che
calasse, riportando quell'insolito martellare alle
tempie, per poi tornare ancor più penetrante
e rubare l'ultima goccia di saliva dalle sue labbra
ormai arse dal sole. I piedi gli dolevano, ma davano
la sensazione di avere ottenuto una propria autonomia
di movimento. C'era in essi una perseveranza nel seguire
l'ordine di questo suo tormentato cervello che andava
ben oltre ogni aspettativa. Sentiva, o almeno gli pareva
di sentire, una sempre più marcata assenza di
contatto tra le proprie estremità ed il resto
del corpo. Non sarebbe riuscito a definire precisamente
quella sensazione di distacco senza ricorrere ad analogie
astruse. L'uomo sulla luna, con la sua assenza di gravità,
era la prima immagine che gli venne in mente, ma ben
presto ad essa si accavallarono immagini confuse di
profondità marine, tuffi esplosioni ed alfine
il ricordo del proprio cane che aveva lo scopo di rincorrerlo
durante la sua infanzia solo per mordicchiargli le
natiche. Grillo spinse istintivamente la mano verso
il cane per respingerlo e l'immagine svanì.
Ma rimase la sensazione dei denti conficcati nelle
natiche. Il ritorno alla realtà fu molto più dolorosa
della precedente sensazione. Come un fulmine a ciel
sereno le immagini del delitto che aveva commesso gli
passarono davanti agli occhi. Orrore... assurdità...
panico... sangue... sangue... e ancora sangue. Aprì la
valigia e con le lacrime agli occhi strinse forte Wendy
a se. La strinse così forte che le scoppiarono
i polmoni. Nella confusione dei sensi cercò di
rianimarla ma i suoi spasmi bronchiali di fatica non
gli permisero di respirare, ne tantomeno di riportare
in vita la sua dolce ed amata Wendy. Grillo, vinto
ancora una volta dalle sue sensazioni di colpa e panico,
cadde a terra esausto e di nuovo svenne.
Patic Pellegatta              indice
Grillo apre gli occhi e intorno a lui vede solo bianco.
Bianco il letto, bianco il soffitto, bianche le pareti.
Bianche pure le lenzuola e la camicia d'ospedale che
indossa. Bianco il camice dell'infermiera, una mulatta
di nome Elisa Braun, detta l'Eva del Venezuela, per
via delle sue origini sudamericane, che gli sta versando
come ogni mattina un bicchiere di latte da bere con
le sue pillole, anch'esse bianche, seppur con una sottile
linea longitudinale rosso-sangue, che suscita in Grillo
una paura indicibile. Grillo ingurgita d'un fiato e
l'infermiera scompare di nuovo. Ancora un po' assonnato,
Grillo si alza e si dirige verso il bagno e mentre
mesce liquido giallo maleodorante a metà strada
tra la tazza ed il pavimento pensa ad Eva, alle sue
forme invitanti, alle sue rinnovate provocazioni. Lei
non porta le mutandine, mai. Glielo ha confessato una
mattina dell'anno scorso, il giorno del suo venticinquesimo
compleanno. E Grillo non smette mai di pensarci. Che
figa! Il nonno paterno di Elisa, un tedescone prussiano
cresciuto nelle SS ai tempi del Terzo Reich e fuggito
in America al termine della II Guerra Mondiale per
scampare ai crimini commessi nei lager, le ha lasciato
in eredità cromosomica due occhi di un azzurro
limpidissimo in contrasto audace con la pelle colorata.
Tutto in lei è un richiamo al sesso, selvaggio
e dolce al tempo stesso. Una miscela esplosiva, costata
il senno a non pochi uomini rispettabili laggiù in
città. Grillo, veramente, Elisa-Eva non l'ha
mai toccata. E lei, sarà per questo, sarà per
i modi garbati e cortesi di Grillo, da un po' ormai
prova un sentimento diverso nei suoi confronti, nuovo.
Di desiderio misto ad affetto. Di interesse e voglia
di scopare. Forse, a modo suo, si è innamorata.
Lei, poi, abituata ad avere chiunque abbia mai voluto,
dal Direttore dell'Istituto, un certo Jeremy Schifano,
detto l'Americano per via degli studi sulla East Coast,
al sovrintendente alle opere pubbliche, un viscido
individuo affetto da eiaculatio precox e manie di protagonismo,
al secolo Onorevole Mainardi, e persino - poveretto
! - il fattorino della IPSIT, Pier Paolo Pelotta, detto
il "Piero", un brav'uomo sulla cinquantina
con sei bocche da sfamare ed una montagna di debiti
contratti per fare colpo su di lei. Un uomo ormai nelle
mani degli usurai che prima o poi - c'è da scommetterci
- finirà male, magari un colpo in fronte, uno
solo, e via. Altro che Corvette blu e Rolex d'oro !
Ad Eva piace raccontare dei suoi uomini a Grillo, come
sono a letto e cosa fanno nella vita. Anche tutte le
balle che sparano per apparire più di quanto
sono, che è in verità poco assai. Lui
ascolta senza dire niente e certe volte, spesso anzi,
confonde fatti e protagonisti. In realtà è di
certo distratto. Ascolta con un solo orecchio o meno
addirittura. Vorrebbe piuttosto osare, allungare una
mano sulle cosce di Eva ed attirarla a sé, ma
immancabilmente desiste. Uno che in fondo non ha mai
neanche gonfiato la sua bambola, se non in sogno ...
non si può pretendere! Eppure sembrava tutto
così vero... Chissà ? Insomma, Grillo!
Tutte queste storie che ti vengono propinate, queste
fantasticherie spesso incoerenti; ti stanno distruggendo.
Ti stanno facendo perdere la cognizione dell'essere
e del divenire. Cosa è successo esattamente
due anni e mezzo fa', prima che ti raccogliessero sul
ciglio della strada senza sensi ma con una valigia
in mano ? Chi sei ? Da dove vieni e cosa vuoi ? Cosa
ti piace ? E non rispondere ogni volta "Pollo
Fritto" come alle sedute di gruppo del martedì sera!
Simona Foglia              indice
Grillo, si chiavava Grillo,
ma non lo ricordava. Ci fu una sorta di "tabula
rasa" dal marciapiede in poi e quella valigia
gli aveva portato solo un mare di guai. Poteva ricominciare
tutto da capo e la cosa lo spaventava; attorno al letto
d'ospedale facce sconosciute lo osservavano. Era un
gruppo della facoltà di psicologia, venuto a
verificare quello che era stato loro segnalato come
un caso interessante. Grillo un caso interessante?
Per riprendere contatto con se stesso, Grillo cercava
di vedere le cose nel modo più realistico possibile,
ma le sue convinzioni si miscelavano con violenza ad
una realtà magica, tanto che vide una delle
ragazze che lo stava osservando assumere le sembianze
di Wendy. L'amata Wendy, che per "rispetto" nemmeno
gonfiò, sebbene lei non desiderasse altro, era
li, davanti a lui, in "carne ed ossa". continua....
L'odore dell'ospedale, forse per un fenomeno di sinestesi,
lo portò al passato...: una sera Grillo aveva
messo un anello al dito di Wendy, aveva messo in atto,
senza rendersene conto, un vero e proprio rituale;
Grillo aveva provato un'emozione profonda, aveva sfidato
ogni legge naturale sperando che Wendy potesse vivere.
Aveva sfidato i limiti della ragione e si sentiva un
uomo dotato di un intelligenza superiore perchè,
senza nessuna discriminazione, aveva scelto di unirsi
ad una bambola gonfiabile. Ed ora la bambola, in "vesti
umane", voleva incontrare il suo promesso sposo.
Vito              indice
Ma ecco che improvvisamente
Grillo vede il sottotenete Elisa Braun, detta Eva,
la quale appena uscita dalla caserma si è imbattuta
in Grillo, che tramortito e con il volto sudato giaceva
a terra avvolto in un manto di lattice sgaruppato.
Lo raccoglie da terra e decide, in modo del tutto irrazionale,
di portarlo a casa sua e dargli le prime
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