Ci.Cu.T.A.
Circolo Culturale Ticinesi Associati
Associazione fondata il 30 gennaio 2000
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A PARTIRE DA GRILLO
Autori Vari
titolo di lavoro da un'idea di Vito Robbiani

Regola: Inviaci in un documento testo (e-mail, rtf o txt) il seguito della storia indicando nome, data e orario. Ci occuperemo di mettere on-line il tuo scritto.

Indice
Vito Robbiani 14.9.2000, ore 17.50
Thierry Dell'Orto 14.9.2000 ore 18.50
Patric Pellegatta 14.09.2000, ore 13.20+6h
Maurizio Valsesia 14.9.2000, ore 20.30
Marco Balerna 15.9.2000 ore 01.30
Thierry Dell'Orto 15.9.2000, ore 19.25
Gigi Albertelli 18.09.2000
Vito Robbiani 05.10.2000, ore 16.40
Fabrizio Bernardi 12.10.2000
Catherine Ghiggia 23.10.2000, ore 15.31
Patric Pellegatta 24.10.2000, 13:51+6h
Simona Foglia 16.01.2001
Vito Robbiani 18.02.2001

Vito Robbiani             indice

Grillo è timido, un po' impacciato, introverso, a volte paranoico. L'unica donna della sua vita è stata Wendy, una bambola gonfiabile, che Grillo non ha mai avuto il coraggio di gonfiare, gli è bastato vederla nel suo imballaggio per innamorarsene. Grillo è un pacifista, detesta qualsiasi forma di violenza. Odia talmente le armi che nella sua cucina ha deciso di fare a meno dei coltelli, le bistecche se le fa tagliare in macelleria. Non ha mai ricevuto l'ordine di marcia militare, la naia lo aveva completamente dimenticato, un po' come sua mamma quando lo lasciò nell'area di servizio di una grande autostrada, accorgendosi della sua assenza solo dopo due giorni di mare e di sole. Grillo guardando la tivù era capace di cambiare canale per evitare un film Western. Sopportava a malapena l'arco e la freccia degli indiani, ma alla vista di un'arma da fuoco inorridiva, dandosi ad uno zapping selvaggio per placare la sua ira. Grillo malgrado i suoi comportamenti decisamente anormali e la sua vita da sfigato, è strutturalmente ben fornito. Muscoloso di nascita (dev'essere forzatamente così, poichè nessuno lo ha mai visto praticare uno sport), piuttosto alto e con un viso che assomiglia a quello di un bandito mascherato con la calza di nylon. Quando i quattro ganzi in missione per conto della Mala delle Grandi Famiglie di Cureglia - con l'obbiettivo di incontrare il più spietato sicario della malavita mondiale - individuano Grillo in un Bar di provincia mentre beve una Ovomaltina tiepida, non hanno alcun dubbio di essere di fronte al loro uomo. Grillo in sedutastante viene informato sul suo compito, la velocità del colloquio non gli dà alcuna possibilità di spiegare il malinteso. Il gangster è incaricato di uccidere Gio Pollofritto, un magnate della sigaretta da contrabbando, che sta cercando di usurpare il territorio delle Grandi Famiglie. Grillo nel suo appartamento di 10 metri quadri, in possesso del materiale fornito dai criminali (armi speciali, cartine, chiavi d'albergo, apparecchiature radio, ecc.) chiede consiglio a Wendy - che non risponde - e decide di non decidere, poiché qualcuno aveva oramai deciso per lui.

Thierry               indice

Grillo suda copiosamente, mentre con ansia aspetta che la Corvette blu di Pollofritto compaia all'improvviso da dietro il muro che divide Via Margutta da una provinciale di cui nessuno ricorda mai il nome. È una tranquilla giornata di primavera, sottili brezze di favonio falciano la sua fronte perlata, mettendolo in disagio. Il ticchettio fastidioso di un orologio a cucù fa capolino alle sue spalle, mentre i bambini del rione (estremamente vivaci) si scambiano nel sottoscala le figurine del Pokemon. Qualche auto smarmittata lo distoglie di tanto in tanto da quel vertice che dà sulla provinciale, mentre i beoni del bar all'angolo suscitano sgomento nelle signorine che piano piano transitano davanti alle finestre sudicie e fuligginose dell'osteria. Qualche manigoldo, confuso dai fumi dell'alcool, pensa addirittura di fischiettare la Marsigliese alle sottane delle vitelle in fregola, credendola una marcia nuziale. Dagli abbaini dell'edificio dirimpetto al suo si stagliano figure indescrivibili. Grillo fantastica sulle sagome che si intravedono nella penombra delle stamberghe di periferia. Con nervosismo giochicchia con il cane della sua "Anaconda", la saliva densa e grumosa non gli permette di respirare come vorrebbe. Pensa a sua madre, che la sera, davanti al buco nel muro adibito a caminetto, gli solleticava la nuca, credendo di spulciare il tappeto di feltro del soggiorno. Pensa a sua sorella, dileguatasi a tredici anni con un discreto gruzzoletto e la faccia di un marocchino nel portamonete. Pensa al fratello, che con fare intimisdatorio gli prediceva il suio futuro da spiantato (ci aveva azzeccato in pieno, ma questo lui non lo poteva sapere). E pensa anche a Wendy, ai suoi orgasmi di lattice, alle serate spese in compagnia di plastica ed aria. I lievi latrati di un cane gli giungono all'orecchio da chissà dove. Grillo decide di accendersi una "velenosa" e di fischiettare ua canzone di Sinatra, aspettando che gliene sovvenga un'altra migliore. Sono le tre di pomeriggio, egli lo ha desunto dai rintocchi di una campana in lontananza, e dal confuso gracchiare del suo inutile cucù, unico ricordo di un passato banale e sterile.

Patric              indice

Certo però che quel Pollofritto poteva anche restarsene al suo paese, laggiù al Nord dell'altro continente, invece di venire qui a piazzare le sue sigarette mal riempite e avviare quella spirale feconda (per quanto una spirale non dovrebbe mai esserlo) di avvenimenti che a partorito il suo attuale coinvolgimento nella spiacevole circostanza di dovere stroncare la vita di un altro uomo per avere salva la propria. La vita di un essere vivente per quella di un altro. Come può un uomo uccidere un suo fratello? (plagio gucciniano, mi si perdoni). Chi in coscienza può prendersi la briga e la responsabilità di fare calcoli sul tempo che il destino ha riservato a ciascuno di noi ? Chi può sostituirsi alla mano di Dio, o di chi per Lui, per completare un disegno che nemmeno sappiamo perché è stato abbozzato, e, soprattutto, come cazzo si fa a sparare con questo aggeggio, per di più con le mani completamente sudate. Avessi almeno fatto il militare?

Maurizio Valsesia              indice

"O lui, o me". Grillo quasi non crede a quello che ha appena pensato. Lui, che non farebbe del male a una libellula. "O Pollofritto, o me". Uno dei due deve lasciare questo mondo difficile. Se sbaglia, La Grande Famiglia lo annienta. E lui non intende sbagliare. E' diventato cinico. Sarà capace di essere anche spietato? La Corvette blu ha appena girato l'angolo. L'uomo scende e mentre chiude la portierà un proiettile calibro 7,69 gli sfonda la cervicale. Cuore e cervello si spengono all'unisono e le ginocchia cedono alla forza di gravità. Un colpo e un cadavere. Troppo anche per quei ceffi del bar di via Margutta, che schizzano in piedi imbesuiti, mentre Grillo ha già schiaffato la terza e si allontana sul filo dei 140 lungo una provinciale che lo porterà lontano (forse). "Chi cazzo è quel pirla?", sbotta il maresciallo Mainardi mentre a sirene spiegate incrocia una Lancia Fulvia lanciata a 140. "Boh" risponde al suo fianco l'appuntato Schifano, concentratissimo a portare la Gazzella sul luogo segnalato dalla centrale. "Shifano, allontana 'sti pirloni", dice Mainardi mentre gira il cadavere circondato dagli avventori del bar. "Qualcuno di voi lo conosce?", "Certo, è l'Americano, fa il vigile giù alla caserma di Campo dei Fiori, tipo strano, gli piaceva la bella vita. Gente così, prima o poi?", dice concitato il padrone del bar, tra i primi a lasciare la sua bettola deserta. "Va bene, va bene, ho capito", taglia corto Mainardi, che sfila il portafogli del morto apre la carta d'identità e legge: Pier Paolo Pelotta (detto l'Americano), nato a Fiesole il 4/9/1970, altezza 1,78, occhia scuri, capelli scuri, vigile urbano, celibe. Segni particolari: nessuno. Intimamente Grillo è quasi felice. Insomma, un lavoro ben fatto da pur sempre soddisfazione. E poi usare quel cannone non è stato poi così tremendo. Chissà se me lo lasciano in omaggio? E' lontano, può rilassarsi. Si guarda anche in giro mentre il contachilometri torna sotto gli 80. Quando incrocia una Corvette blu si chiede, quasi ridendo, "ma tho! ma quante diavolo di Corvette blu ci sono in questa città?". "O CAZZO!". In vita sua non aveva mai detto una parolaccia.

Marco Balerna              indice

"E adesso cosa faccio ? Avrò poi sparato alla persona giusta ? Vuoi vedere che quella buona donna bendata oltre a girarmi le spalle mi prende pure per i fondelli ?" La confusione era totale e un ronzio infernale faceva eco nei pensieri di Grillo: "corvette blu, corvette blu, corvette bluuuuuuuu"? bam. Una capocciata da record sul davanzale, sangue, e Grillo si sveglia di soprassalto al suono della sirena (ormai soprannominata tale anche dai vicini). Panico, "dove sono ?", sangue. "E spegni quella benedetta sirena, basta!!". La testa, gira, buio?. Luce, fonte di vita, calore?"Wendy"? "Chi è Wendy ? dove sono?", sangue. "Pollofritto, corvette blu, pistola?sangue?". Sono ormai passati 20 minuti di semi-incoscienza dalla tremenda botta e Grillo riprende a respirare normalmente. L'ansia che lo turbava qualche attimo prima era già un ricordo sfuocato. "Il solito sogno", pensava tra di sé, anche se però il sangue che fluiva caldo e lento sul suo volto gli procurava uno strano piacere. "Il lavoro ?", si chiedeva? "No, oggi non posso, il segnale è arrivato, devo pensare". Così trascorreva gran parte del suo tempo Grillo, immerso tra sogni e realtà, speranze di vita e promesse di sogni. Da anni ormai subiva le torture dei suoi stessi pensieri, così piacevoli ed amichevoli di giorno, cupi e sanguinari di notte. Leggeva, leggeva molto tra un pensiero e l'altro. Aspettava? Il sangue però lo turbò molto quella mattina. Pacifista com'era, ne era sempre stato intimorito. Ma ora non più. "E se Pollofritto esistesse davvero ?"

Thierry               indice

Da anni, oramai, si moltiplicavacno le voci concernenti la figura leggendaria di Pollofritto, una sorta di pantagruelico sommozzatore negli abissi del crimine organizzato. Grillo possedeva un bagaglio culturale tutt'altro che pingue: a fatica aveva superato lo scoglio della terza elemenatre, e le banali sciarade del Corriere dei Piccoli gli procuravano una terribile emicrania. Nonostante ciò aveva letto tutti i libri di Bukovsky ed aveva visto "Il Padrino" ("il primo, quello col Brando") una settantina di volte. Gli piaceva soprattutto il modo in cui venivano rappresentati i mafiosi italo-americani, con quello strano modo di parlare, con gli abiti perfettamente stirati, mentre lui portava da anni la stessa marsina lisa e smunta, un paio di pantaloni di tela grezza, un paio di mocassini neri che si dimenticava di spazzolare da mesi. Grillo si era alzato, per vincere gli impulsi della stanchezza, la noia dell'attesa. Con atteggiamento noncurante (ma gli rodeva una locomotiva di ansia) si ciondolava qua e là per la stanzetta di Via Margutta, riconoscibile dalle ante violacee. Non faceva altro che deglutire e strizzarsi gli occhi cisposi, di tanto in tanto si sfregava le mani paciocche per testarne il grado di sudorazione, ed in modo repentino si avvicinava talvolta al frigorifero, estrandone sistematicamente una birra o uno dei supplì che da tempo giacevano mollicci sotto la ghiacciaia. Con fare circospetto tendeva ogni mezz'ora un orecchio alla porta per origliare all'esterno del loculo, e sussultava ogni qualvolta captava il leggero rumore dei passi di qualche inquilino rincasato prima dal lavoro. Gli sovvenne un ometto baffuto del primo: si diceva che picchiasse la moglie e le due bambine. Si ricordò pure della studentessa biondina dell'attico (come si chiamava???). Girava la voce che fosse una mangiauomini, e che ogni sera vi erano i soliti due o tre rampolli del rione che gli rendevano visita, ignari del partouze, del ménage à trois che la ragazza si guardava bene dallo svelare. La ragazza si scosciava con totale noncuranza di fronte alle turpi avances dei baldi giovani di tutto il rione, e con la setssa noncuranza si agghindava, durante le ore diurne, come una monaca di esperita devozione. La ragazza intratteneva una torbida relazione anche con una signora attempata del secondo piano (madre di due figlie adolescenti, che forse sulla ragazza sfogava le sue tendenze incestuose), le piaceva farsi chiamare "fulsida genitrice" (glielo aveva confidato il garzone del fruttivendolo di Via Garibaldi, compagno di letto della figlia minore), mentre la studentessa con ardore segnava di sferzate il cadente deretano della navi-scuola con una verga ricavata da chissà dove. Ma chi era il mostro, in realtà Il sicario che si apprestava ad uccidere un sanguinario malavitoso o la gente comune, che sotto una maschera da perbenista celava un girone dantesco di sotterfugi e di crudele ebbrezza goliardica?

Gigi Albertelli              indice

"Pier Paolo Pelotta, Pelotta??Fiesole??L'Americano!" A Schifano il sangue gelò nelle vene. Conosceva bene l'uomo che giaceva ai suoi piedi in una pozza di sangue e senza faccia. Era l'uomo che gli "rubò" la donna, Elisa, l'unica che Jeremy (così si chiama Schifano) avesse mai amato. Elisa era una bionda strafica, fin dai tempi del liceo linguistico soprannominata "Eva", un po' per la notevole somiglianza con l' Erzigova, un po' per lo splendido sorriso tentatore che regalava a tutti coloro che avevano la fortuna di conoscerla. Lei era stata sua fino a quel malaugurato giorno che, passeggiando lungo il quai, non incrociarono l'Americano e la sua Corvette blu. Eva notò subito quel tipo e la sua macchina. Ma non disse nulla. Lui la fissò a lungo, con uno sguardo così penetrante che attirò l'attenzione di Jeremy. Allora per evitare guai, l'Americano con una sgommata si tolse dalla loro vista. E che guai aveva evitato! Jeremy infatti era un Marcantonio di 1 metro e 95 centimetri e di quasi 100 chili di muscoli, forgiati dalla Folgore e dalla guerra del Golfo, che lo vide protagonista nella liberazione di Kuwait-City. Durante la sua assenza Eva lo lasciò per l'uomo della Corvette blu. Il proiettile era entrato con un piccolo foro quasi impercettibile dalla nuca, per poi portarsi via tutta la faccia nell' uscita. La faccia si era appiccicata al muretto del bar assieme ad un po' di materia celebrale giallognola. Per questo motivo Jeremy non si era accorto subito di chi si trattasse. "Schifano, porca troia, che cazzo fai li impalato, pirla!!!" gridò il maresciallo Mainardi " muovi in fretta quel tuo culone di merda e vieni a darmi una mano!" "Signorsì" rispose immediatamente Jeremy, anche se dentro di se gli ormoni gridavano "sangue!!!" ed avrebbe voluto chiudere per sempre quella boccaccia con tutti i denti sparpagliati al suo interno. "Chiama subito la centrale"continuò Mainardi, " richiedi la scientifica e poi comincia a raccogliere qualche deposizione, capito!" "Signorsì!" Rispose Jeremy, quella parola gli usciva ormai spontanea e quasi di riflesso. Ed era l'unica cosa da fare. Mainardi era il più gran figlio di puttana che avesse mai incontrato. Una specie di Starsky peloso con la faccia da Hunter e le finte buone maniere di Derrick. Per di più cornuto(queste però erano solo illazioni). Il tutto shakerato in quel Maresciallo dell'arma dei carabinieri odiato da tutti ma temuto dai più. Con il Gsm in dotazione digitò il numero. " Centrale, sono Schifano. C'è un morto ammazzato in via Margutta, davanti al bar, inviate la scientifica, ricevuto centrale? "Ricevuto" rispose una voce femminile "Sono il sottotenente Elisa Braun, mi puoi dire chi è il morto? "EVAAAA!!!" Urlò Jeremy occludendo il mirofono del Gsm, "Non può essere proprio lei, cazzo!" "SSSSCCCCHIFFFFFANOOOOOO!!!!!" tuonò Mainardi con gli occhi iniettati di sangue ed il volto paonazzo. "Ora che cazzo c'hai!" Il sangue dell'Americano stava ormai coagulando sull'asfalto tra vecchi Chewing-Gum, cicche e cacatine di barboncino.

Vito Robbiani              indice

Schifano con l'eleganza che lo a contraddistinto durante la guerra nel Golfo - no lasciò mia la base italiana del Gran Sasso da dove diresse, nel suo completo Armani, uno stuolo di caporali responsabili per i caffè dei superiori (ci sono motivi validi per credere che Eva, venuta a conoscenza dei fatti abbia preferito l'Americano) - si allontanò da Mainardi simulando un attacco di vomito e nel medesimo tempo producendo dei rumori di interferenza telefonica per non insospettire Elisa Braun, detta Eva. Discostosi dal Maresciallo, Jeremy Schifano, pensando ad una famosa canzone di Elio e le Storie Tese, risponde ad Eva: "Gio Pollofritto, freddato alle 15.30 circa, nessun sospetto, ti amo."

Fabrizio Bernardi              indice

...un omicidio particolarmente efferato. La dinamica dei fatti e la tecnica usata, un solo colpo alla gola, priciso e mortale, indicano l'opera di uno spietato proffessionista, un sicario abilissimo al soldo della mafia. Maresciallo Mainardi, quali sono secondo lei i collegamenti tra la vittima, Pier Paolo Pelotta, detto l'Americano, e la malavita organizzata di Cureglia, che secondo le ultime indiscrezioni... Mentre l'inviato speciale si soffermava sui particolari più racappriccianti e su teorie cervellotiche di fantacriminalità, il cervello del Grillo, normalmente poco abbituato alle forti sollecitazioni, fù letteralmente preso dalle convulsioni, sconvolto da un caos primordiale di panico e angoscia. Migliaglia di pensieri gli affollavano la testa impazzita, mentre il telegiornale slittava ad altri più avvincenti argomenti (vita sociale e strategia di riproduzione del bradipo della foresta Amazzonica nella stagione delle piogge). Da quel momento e per molte ore ancora rimase assolutamente immobile, la maschella spalancata, gli occhi semi socchiusi e le pupille leggermente divergenti. Un attento osservatore avrebbe potuto scambiarlo benissimo per un moderno monaco durante il quotidiano esercizio spirituale. Quello che poi accade nella piccola stanzetta di via Margutta è a dir poco strabiliante! Occorre tener presente che il Grillo non solo odiava qualunque forma di violenza, ma era anche assolutamente incapace di prendere la pur minima iniziativa. Tutto in lui era regolato da sane e immutabili abitudini, in cui l'imprevisto non era minimamente contemplato, neanche in caso di guerra atomica. Di botto le pupille ritrovarono un baricentro comune, le palpebre si alzarono, la bocca si chiuse interrompendo quel fastidioso rivoletto di saliva, strinse i pugni e si alzò. Mise Wendy e quei quattro stracci che costituivano il suo guardaroba nalla valigia, un residuato bellico della campagna di Russia, regalo del nonno paterno, uscì di casa, chiuse la porta con tre secchi e regolari giri di chiave, scese le scale e senza neanche voltarsi si diresse verso la fermata dell'Autolinea Mediovedeggio, quella in Corso Geronimo V Re dei Vigislunghi. Aveva capito tutto! Era nella merda fino al collo e doveva scappare il più velocemente possibile! Poco distante Marco Schmaltzbauer Von Wattenwill, un bastardello di seconda generazione sempre attento e mai capace di farsi i cazzi suoi, si avviò verso un'anonima cabina telefonica. Lui sì che conosceva qualcuno che senza discutere avrebbe pagato per sapere ciò che aveva appena visto!

Catherine Ghiggia              indice

Sarebbe già lontano, se solo l'autobus fosse passato, se solo 7 anni fa l'Autolinea Mediovedeggio non avesse soppresso quella fermata. Percorse molti chilometri a piedi, o forse no.Il sole era implacabile, così diverso da quello finora percepito. Una sensazione inimitabile lo avvolse, il sudore avrebbe dovuto aiutarlo nel contenere l'enorme calore che pervadeva ogni sua fibra, ma a lui pareva fosse solo una tortura: difatti, rivoli abbondanti s'insinuavano nei più intimi anfratti del suo corpo, causandogli notevole fastidio. A tratti si ritrovava a correre con gli occhi chiusi per evitare che il sudore li penetrasse, rinnovando l'estremo bruciore che avrebbe potuto causare la perdita delle lenti a contatto. Il vento, anziché portargli refrigerio, lo irritava ancor più, accanendosi ad infrangere minuscoli oggetti di indecifrabile natura sul suo volto. Ecco che al'improvviso sembrava che calasse, riportando quell'insolito martellare alle tempie, per poi tornare ancor più penetrante e rubare l'ultima goccia di saliva dalle sue labbra ormai arse dal sole. I piedi gli dolevano, ma davano la sensazione di avere ottenuto una propria autonomia di movimento. C'era in essi una perseveranza nel seguire l'ordine di questo suo tormentato cervello che andava ben oltre ogni aspettativa. Sentiva, o almeno gli pareva di sentire, una sempre più marcata assenza di contatto tra le proprie estremità ed il resto del corpo. Non sarebbe riuscito a definire precisamente quella sensazione di distacco senza ricorrere ad analogie astruse. L'uomo sulla luna, con la sua assenza di gravità, era la prima immagine che gli venne in mente, ma ben presto ad essa si accavallarono immagini confuse di profondità marine, tuffi esplosioni ed alfine il ricordo del proprio cane che aveva lo scopo di rincorrerlo durante la sua infanzia solo per mordicchiargli le natiche. Grillo spinse istintivamente la mano verso il cane per respingerlo e l'immagine svanì. Ma rimase la sensazione dei denti conficcati nelle natiche. Il ritorno alla realtà fu molto più dolorosa della precedente sensazione. Come un fulmine a ciel sereno le immagini del delitto che aveva commesso gli passarono davanti agli occhi. Orrore... assurdità... panico... sangue... sangue... e ancora sangue. Aprì la valigia e con le lacrime agli occhi strinse forte Wendy a se. La strinse così forte che le scoppiarono i polmoni. Nella confusione dei sensi cercò di rianimarla ma i suoi spasmi bronchiali di fatica non gli permisero di respirare, ne tantomeno di riportare in vita la sua dolce ed amata Wendy. Grillo, vinto ancora una volta dalle sue sensazioni di colpa e panico, cadde a terra esausto e di nuovo svenne.

Patic Pellegatta              indice

Grillo apre gli occhi e intorno a lui vede solo bianco. Bianco il letto, bianco il soffitto, bianche le pareti. Bianche pure le lenzuola e la camicia d'ospedale che indossa. Bianco il camice dell'infermiera, una mulatta di nome Elisa Braun, detta l'Eva del Venezuela, per via delle sue origini sudamericane, che gli sta versando come ogni mattina un bicchiere di latte da bere con le sue pillole, anch'esse bianche, seppur con una sottile linea longitudinale rosso-sangue, che suscita in Grillo una paura indicibile. Grillo ingurgita d'un fiato e l'infermiera scompare di nuovo. Ancora un po' assonnato, Grillo si alza e si dirige verso il bagno e mentre mesce liquido giallo maleodorante a metà strada tra la tazza ed il pavimento pensa ad Eva, alle sue forme invitanti, alle sue rinnovate provocazioni. Lei non porta le mutandine, mai. Glielo ha confessato una mattina dell'anno scorso, il giorno del suo venticinquesimo compleanno. E Grillo non smette mai di pensarci. Che figa! Il nonno paterno di Elisa, un tedescone prussiano cresciuto nelle SS ai tempi del Terzo Reich e fuggito in America al termine della II Guerra Mondiale per scampare ai crimini commessi nei lager, le ha lasciato in eredità cromosomica due occhi di un azzurro limpidissimo in contrasto audace con la pelle colorata. Tutto in lei è un richiamo al sesso, selvaggio e dolce al tempo stesso. Una miscela esplosiva, costata il senno a non pochi uomini rispettabili laggiù in città. Grillo, veramente, Elisa-Eva non l'ha mai toccata. E lei, sarà per questo, sarà per i modi garbati e cortesi di Grillo, da un po' ormai prova un sentimento diverso nei suoi confronti, nuovo. Di desiderio misto ad affetto. Di interesse e voglia di scopare. Forse, a modo suo, si è innamorata. Lei, poi, abituata ad avere chiunque abbia mai voluto, dal Direttore dell'Istituto, un certo Jeremy Schifano, detto l'Americano per via degli studi sulla East Coast, al sovrintendente alle opere pubbliche, un viscido individuo affetto da eiaculatio precox e manie di protagonismo, al secolo Onorevole Mainardi, e persino - poveretto ! - il fattorino della IPSIT, Pier Paolo Pelotta, detto il "Piero", un brav'uomo sulla cinquantina con sei bocche da sfamare ed una montagna di debiti contratti per fare colpo su di lei. Un uomo ormai nelle mani degli usurai che prima o poi - c'è da scommetterci - finirà male, magari un colpo in fronte, uno solo, e via. Altro che Corvette blu e Rolex d'oro ! Ad Eva piace raccontare dei suoi uomini a Grillo, come sono a letto e cosa fanno nella vita. Anche tutte le balle che sparano per apparire più di quanto sono, che è in verità poco assai. Lui ascolta senza dire niente e certe volte, spesso anzi, confonde fatti e protagonisti. In realtà è di certo distratto. Ascolta con un solo orecchio o meno addirittura. Vorrebbe piuttosto osare, allungare una mano sulle cosce di Eva ed attirarla a sé, ma immancabilmente desiste. Uno che in fondo non ha mai neanche gonfiato la sua bambola, se non in sogno ... non si può pretendere! Eppure sembrava tutto così vero... Chissà ? Insomma, Grillo! Tutte queste storie che ti vengono propinate, queste fantasticherie spesso incoerenti; ti stanno distruggendo. Ti stanno facendo perdere la cognizione dell'essere e del divenire. Cosa è successo esattamente due anni e mezzo fa', prima che ti raccogliessero sul ciglio della strada senza sensi ma con una valigia in mano ? Chi sei ? Da dove vieni e cosa vuoi ? Cosa ti piace ? E non rispondere ogni volta "Pollo Fritto" come alle sedute di gruppo del martedì sera!

Simona Foglia              indice

Grillo, si chiavava Grillo, ma non lo ricordava. Ci fu una sorta di "tabula rasa" dal marciapiede in poi e quella valigia gli aveva portato solo un mare di guai. Poteva ricominciare tutto da capo e la cosa lo spaventava; attorno al letto d'ospedale facce sconosciute lo osservavano. Era un gruppo della facoltà di psicologia, venuto a verificare quello che era stato loro segnalato come un caso interessante. Grillo un caso interessante? Per riprendere contatto con se stesso, Grillo cercava di vedere le cose nel modo più realistico possibile, ma le sue convinzioni si miscelavano con violenza ad una realtà magica, tanto che vide una delle ragazze che lo stava osservando assumere le sembianze di Wendy. L'amata Wendy, che per "rispetto" nemmeno gonfiò, sebbene lei non desiderasse altro, era li, davanti a lui, in "carne ed ossa". continua.... L'odore dell'ospedale, forse per un fenomeno di sinestesi, lo portò al passato...: una sera Grillo aveva messo un anello al dito di Wendy, aveva messo in atto, senza rendersene conto, un vero e proprio rituale; Grillo aveva provato un'emozione profonda, aveva sfidato ogni legge naturale sperando che Wendy potesse vivere. Aveva sfidato i limiti della ragione e si sentiva un uomo dotato di un intelligenza superiore perchè, senza nessuna discriminazione, aveva scelto di unirsi ad una bambola gonfiabile. Ed ora la bambola, in "vesti umane", voleva incontrare il suo promesso sposo.

Vito              indice

Ma ecco che improvvisamente Grillo vede il sottotenete Elisa Braun, detta Eva, la quale appena uscita dalla caserma si è imbattuta in Grillo, che tramortito e con il volto sudato giaceva a terra avvolto in un manto di lattice sgaruppato. Lo raccoglie da terra e decide, in modo del tutto irrazionale, di portarlo a casa sua e dargli le prime

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