Lettera presidenziale decimo
anniversario
In ricordo di due cari amici
Quest’anno, l’anniversario del decimo si è recato
in una locanda per bere qualche pinta con gli amici,
così da festeggiare la sua prossima designazione.
Seduto in un cantuccio dell’osteria, pensoso e
titubante, quello del nono. Con le mani si sfrega la
barba sfatta, come chi rivive, ragionandoci su, qualche
evento spiacevole. Con spavalderia, il nuovo arrivato
si avvicina al suo omologo, tanto per scherzarci un po’ (poveretto,
sta per soccombere per lasciargli il posto, sicché sul
suo viso si stampa un istintivo ghigno beffardo). Con
aria di superiorità, scosta la sedia e gli si
pone di fronte, proteso in avanti come chi non ha paura
del proprio interlocutore.
“
Ehi, vecchio, mi dispiace di prendere il tuo posto…”,
premette, con ipocrita atteggiamento indulgente. Il quale
gli riesce anche bene.
“
A me no: non mi dispiace di finirla qui. Questo è stato
un annus horribilis. Non vedo l’ora di lasciarmi tutto
alle spalle, anche se questo significa l’annichilimento”.
“
Oibò… Che è successo? Sai, sono appena
arrivato”, chiede con ostentata aria da saputello.
“
Il 2009 ha segnato una crisi profonda, nel mondo, e nel contempo
il declino del Paese in cui vivo: la Svizzera. Al lavoro
sono perseguitato da un folle inoltre, quel che è peggio,
quest’anno ho perso due cari amici”, e mentre
lo dice, solleva lo sguardo torvo, poi comincia a fissare
il fratello in modo indagatore. Vuole sapere con chi ha a
che fare.
“
Vedi”, aggiunge, “si trattava di due persone
care, una persona in vista e un semplice artigiano. Due personalità diverse,
che ricoprivano nella mia vita la stessa grande importanza”.
L’anniversario del decimo comincia a tamburellare con le dita sul
tavolo, ogni tanto si gira siccome vuole ordinare una nuova birra. Finge
di ascoltare perché è politicamente corretto. Che noia, questo.
Sono appena entrato nel locale e mi tocca ascoltare un pedante patetico
poveraccio. Dopodiché, si interroga sulla malevolenza degli uomini:
per un attimo vacilla. Poi, però, si ravvede: si siede di traverso
sulla sedia, affinché l’altro capisca che è in procinto
di andarsene.
“
Due persone vere, a differenza di te. Che neghi l’esistenza
dei principi umani fondamentali: contra negantem non est
disputandum. Che fingi di provare pietà, che ostenti
cortesia: l’intimità dell’etica non prevede
maschere fallaci. Lasciaci: il bicchiere vuoto abbandonato
sul tavolo da un vero amico vale un milione di pinte bevute
con chi ha solo sete”.
Chissà se il decimo anno percorrerà la strada
della redenzione. Nel frattempo, auguriamo a tutti un ottimo
decimo anniversario perché, in fondo, fra un anno
almeno lui dovrà renderci conto del suo operato.
Il vostro
Thierry Dell’Orto
Presidente Ci.Cu.T.A. |