Relazione dell’ottavo
anno
Mi sono iscritto a Netlog. Trentacinque anni, un figlio,
una giovinezza al cardiopalmo oramai consumata, e l’iscrizione
a un blog. Beh, Netlog è un blog (contrazione
di web e log, una specie di forum elettronico e interattivo)
e una chatroom (una pagina elettronica privilegiata
dove scambiare opinioni in tempo reale) contemporaneamente.
Alcune mie allieve molto simpatiche mi hanno convinto
a farlo perché, dicono, questa pratica mantiene
giovani. Sono sempre stato refrattario alle chatroom
digitali, ma questa volta ho ceduto, e mi sono iscritto.
Per disinteressata curiosità, innocente desiderio
di sentirmi ancora parte del mondo esterno, che avverto
staccarsi sempre più.
La nomea che aleggia a proposito di queste piattaforme è critica
e contraddittoria: secondo alcuni, ad esempio, il blog
costituisce un terreno di caccia, e probabilmente per
qualcuno lo è anche, per altri la propaggine
più evidente del nichilismo elettronico della
società moderna. In fondo, basterebbe osservare
come e cosa scrivono gli adolescenti nelle strisce
concesse dall’amministratore che detiene il server,
il Contatto. Gli enunciati sono sempre i medesimi,
le gutturali che diventano “k”, gli emoticons,
i cuoricini dopo i commenti sinceri ingenui sciatti,
miliardi di foto ritoccate a puntino date in pasto
alle masse di navigatori golosi ed inesperti.
Difatti, mi sono reso conto che non avevo mai preso
in considerazione la possibilità di studiarli
giacché, in realtà, posso finalmente
mettere in pratica gli studi compiuti a proposito delle
espressioni della psiche e dell’anima. Un corpus
d’indagine perfetto, perché gli adolescenti
non si trattengono, si abbandonano al cospetto del
monitor di un computer, e chissenefrega del resto:
vien fuori la loro indole contorta, in grado di sperimentare
qualsiasi affronto verbale, si rivelano abili nel partecipare
a qualsiasi discorso, purché si riveli morboso
ed imprudente. All’inizio ho cercato di tamponare,
come un vecchio triste e solitario, spiegando almeno
ai miei giovani studenti che, in fondo, chattare in
quel modo si può rivelare pericoloso e perentorio.
Poi ho capito che quel modo di comunicare rappresenta
l’ennesima frontiera, che aspetta solo di essere
travalicata, l’unico sistema per dare libero
sfogo alle perversioni, non sessuali, ma comunicative.
Come succede al timido automobilista ringalluzzito
che sbraita nell’abitacolo, perché in
qualche modo si sente protetto. Così, davanti
allo schermo, il giovane reputa di avere il permesso
per fare di tutto. Si crede intangibile, inarrivabile,
persino quando esplicita il suo indirizzo tra una faccina
sorridente ed un commento irriguardoso: “sono
bisex”.
Ecco perché abbiamo creato Cicuta, più di
otto anni fa. Perché noi non vogliamo diventare
bande larghe per comunicare con gli altri. A noi, trentacinquenni
maturati con Magnum e Colombo, con i libri di Frizzi
e di Rodari, piace litigare a quattr’occhi, scambiarci
occhiate malevoli o amorose, decidere del nostro destino
culturale e sentimentale, parlare di film, o di libri,
di donne di vino e di macchine. Adoriamo prendere la
vita per le corna, insomma. MarcoVitoCharlieDarioPatricGigiPaolounoedueetreMichiunoedueNickyMaurizioDanielBrizz
RickySimoZlatanSachaDelioEuAlbertoChristianVlaPattyGiorgio. Siamo ancora
vivi. E reali.
Thierry Dell’Orto
Presidente Ci. Cu.T.A
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